Cavalleria Sannita
Il
Sannio è una regione sostanzialmente montuosa, dunque non particolarmente idonea
all’utilizzo di unità montate. Eppure, la cavalleria media sannita godeva di un’ottima fama. Gli
stessi romani la utilizzarono come cavalleria alleata durante la seconda guerra
punica. E rimase tale fino alla guerra sociale (90-88 a.C.), quando tutti gli italici
delle regioni centro-meridionali ottennero la cittadinanza romana. Da allora, divenne
parte integrante dell’esercito romano.
Cavalleria media, armata
di lancia, scudo ed armatura
Cavalleria Campana
Nei molti scontri, essi [i Campani] erano di norma vincitori nelle battaglie
equestri, mentre in quelle di fanteria essi erano battuti.
[Tito Livio, Ab Urbe Condita, XXVI, 4]
La
Campania è sempre stata una regione ricca; le sue numerose pianure erano ottimi
pascoli per gli allevamenti equini della nobiltà locale, che forniva i cavalieri
necessari alla difesa della capitale, Capua.
Appartenenti a questa aristocrazia, gli Equites Campanici erano noti come i migliori cavalieri italici, i cui unici rivali furono i Sanniti. I cavalieri Campani cavalcavano cavalli da guerra robusti, seppur piccoli. Indossavano armature di bronzo, scudo e schinieri; erano armati di giavellotti e di spada greca di tipo Kopis.
I cavalieri Campani formavano un’eccellente cavalleria media. Se da una parte era abile nelle tattiche di schermaglia, con il continuo susseguirsi di cariche e ritirate, dall’altra, grazie all’armamento, risultava adatta anche alla mischia, spesso contro piccoli gruppi di nemici isolati oppure ai fianchi dello schieramento avversario.
Come per tutte le unità campane, la loro scomparsa avvenne alla fine della Seconda Guerra Punica (218-202 a.C.). In questa guerra, delle due più potenti cavallerie medie italiche, una rimase fedele all’alleanza romana (quella sannita), mentre l’altra (quella campana) passò tra le fila cartaginesi. Dopo la conquista romana di Capua (211 a.C.), la popolazione maschile fu passata per le armi o venduta come schiava, ponendo fine alla loro grande tradizione della cavalleria.
Appartenenti a questa aristocrazia, gli Equites Campanici erano noti come i migliori cavalieri italici, i cui unici rivali furono i Sanniti. I cavalieri Campani cavalcavano cavalli da guerra robusti, seppur piccoli. Indossavano armature di bronzo, scudo e schinieri; erano armati di giavellotti e di spada greca di tipo Kopis.
I cavalieri Campani formavano un’eccellente cavalleria media. Se da una parte era abile nelle tattiche di schermaglia, con il continuo susseguirsi di cariche e ritirate, dall’altra, grazie all’armamento, risultava adatta anche alla mischia, spesso contro piccoli gruppi di nemici isolati oppure ai fianchi dello schieramento avversario.
Come per tutte le unità campane, la loro scomparsa avvenne alla fine della Seconda Guerra Punica (218-202 a.C.). In questa guerra, delle due più potenti cavallerie medie italiche, una rimase fedele all’alleanza romana (quella sannita), mentre l’altra (quella campana) passò tra le fila cartaginesi. Dopo la conquista romana di Capua (211 a.C.), la popolazione maschile fu passata per le armi o venduta come schiava, ponendo fine alla loro grande tradizione della cavalleria.
Schieramento di cavalleria
media, Sannita o Campana
Cavalleria Etrusca
Alcuni
reperti etruschi mostrano cavalieri armati di lancia e spada, protetti da elmo,
scudo e piastra pettorale; tuttavia gli Etruschi, pur usando le briglie ed i morsi,
non conoscevano le staffe e la sella. E’ difficile pensare, allora, a questi cavalieri
come parte delle unità di cavalleria pesante, che impatta sullo schieramento nemico.
I cavalieri ritratti appartenevano, in realtà, alla fanteria montata; essi usavano
il cavallo solo per spostarsi più rapidamente, ma scendevano dalle montature appena
entravano in contatto con il nemico.
La cavalleria etrusca propriamente detta era una cavalleria leggera; i cavalieri erano armati unicamente di giavellotti e non avevano alcuna protezione personale.
La cavalleria etrusca propriamente detta era una cavalleria leggera; i cavalieri erano armati unicamente di giavellotti e non avevano alcuna protezione personale.
Tuttavia,
una scena ritratta su una lastra di rivestimento conservata al museo di Tarquinia
mostra cavalieri che combattono in corsa, armati di scudi e con la lancia pronta
al tiro. Certo non cavalleria pesante che carica i nemici, ma probabilmente una
cavalleria media, con lancia elmo e scudo.
Il compito della cavalleria era di esplorazione e di avanguardia, di ricognizione, di scorta, ed inseguiva i nemici in fuga al termine della battaglia.
Il compito della cavalleria era di esplorazione e di avanguardia, di ricognizione, di scorta, ed inseguiva i nemici in fuga al termine della battaglia.
Cavalleria leggera, armata solo di lancia
Cavalleria Apula
Le
ampie distese pianeggianti della Puglia, rotte sole da dolci vallate, che si estendono
dal Gargano a tutto il Tavoliere fino alle punte estreme sul mare, furono tra il
VIII e il III secolo a.C. il luogo ideale per l’allevamento equino. Gli Apuli che
vi abitavano, avevano la loro base materiale nella coltivazione cerealicola e nell’allevamento
dei cavalli, attività che si sostengono vicendevolmente: i cavalli concimavano in
loco le terre e la coltivazione dei cereali forniva l’alimentazione anche dei cavalli:
il tutto forniva quelli che Virgilio definì come i cavalli “di buona razza” (Eneide
XI 678). L’allevamento fu quindi una attività di cui gli Apuli andarono sicuramente
fieri, come dimostrano i numerosi conii di molte loro città. I loro cavalli venivano
acquistati sicuramente a nord della Apulia, nella terra dei Frentani e dei Marrucini,
e ad ovest, dalle popolazioni sannite.
Oltre
agli animali, gli Apuli esportarono le loro competenze equestri. Da loro i Tarantini
impararono l’arte della cavalleria, che misero a frutto accompagnando Alessandro
Magno nella conquista dell’Oriente.
Gli Apuli eccelsero nella cavalleria, combattendo con lancia e scudo, e fornirono numerosi cavalieri ai propri eserciti o ai propri alleati.
Gli Apuli eccelsero nella cavalleria, combattendo con lancia e scudo, e fornirono numerosi cavalieri ai propri eserciti o ai propri alleati.
Nel
345 a.C. la forte cavalleria dei Messapi (gli Apuli che vivevano più a sud) sconfisse
il re spartano Archidamo, che lasciò la vita sul campo nei pressi di Manduria, a
pochi Km da Taranto, città a cui voleva fornire aiuto.
Nel 279 a.C., contro Pirro, gli Apuli fornirono 400 cavalieri ai Romani nella battaglia di Ascoli Satriano.
Nelle guerra per il controllo dell’Italia meridionale, gli Apuli, schierati nei due campi avversi, portarono il peso della loro cavalleria leggera in ambo le parti.
Nel 225 a.C., secondo il console Gaio Fabio Pittore, i Sanniti potevano mettere in campo 70 mila fanti e 7 mila cavalieri, i Lucani 13 mila fanti e 3 mila cavalieri, gli Apuli 50 mila fanti e 16 mila cavalieri; la cifra risulta verosimile se confrontata con i dati sugli allevamenti equini in Apulia. Il numero dei cavalieri disponibili fornisce la prova dell’estrema superiorità della cavalleria Apula su quella degli altri popoli Italici.
Nel 279 a.C., contro Pirro, gli Apuli fornirono 400 cavalieri ai Romani nella battaglia di Ascoli Satriano.
Nelle guerra per il controllo dell’Italia meridionale, gli Apuli, schierati nei due campi avversi, portarono il peso della loro cavalleria leggera in ambo le parti.
Nel 225 a.C., secondo il console Gaio Fabio Pittore, i Sanniti potevano mettere in campo 70 mila fanti e 7 mila cavalieri, i Lucani 13 mila fanti e 3 mila cavalieri, gli Apuli 50 mila fanti e 16 mila cavalieri; la cifra risulta verosimile se confrontata con i dati sugli allevamenti equini in Apulia. Il numero dei cavalieri disponibili fornisce la prova dell’estrema superiorità della cavalleria Apula su quella degli altri popoli Italici.
Cavalleria leggera,
Etrusca o, più verosimilmente, Apula
Bibliografia
§ Leonardo D’Addabbo, Lo spirito guerriero degli antichi Apuli,
in Japigia Rivista Pugliese di Archeologia, Anno II, Fasc. III, Brindisi 1931.
§ Vito A. Sirago, L’Apulia dall’indipendenza all’occupazione romana
in Études Étrusco-Italiques du Recueil de Travaux d’Histoire et de Philologie 4a
Sèrie, Fascicule 31 Louvain 1963.
§ Giuseppe Micali, Storia degli antichi popoli italiani,
Tipografia all’insegna di Dante, Firenze 1832.
Cavalleria italica, leggera in prima fila, seguita da quella
media
Figurini
Hat
8054 (1/72) – 12 figurini a cavallo, 6 con armatura e 6 senza armatura; 4 pose.
Imbasettamento
Basette
4 x 8 della Bandua Wargames
Cavalleria media: 3 cavalieri con armatura per basetta
Cavalleria leggera: 2 cavalieri senza armatura per basetta
Cavalleria media: 3 cavalieri con armatura per basetta
Cavalleria leggera: 2 cavalieri senza armatura per basetta
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