giovedì 28 novembre 2019

Hastati e Velites


Dall’età serviana fino alla riforma di Caio Mario, l’esercito romano presentò in battaglia un ordinamento che prevedeva uno schieramento su tre classi di soldati, i quali entravano in contatto con il nemico in momenti distinti.
Ognuno di questi tre ordini veniva affiancato da un ulteriore corpo di supporto, il cui compito era quello di infastidire il nemico nelle sue manovre e nel suo schieramento.


La prima fila della legione: velites ed hastati

Gli ordini in questione erano gli hastati, i principes ed i triarii, affiancati dai velites.
Il numero specifico di ogni ordine, la struttura ed il dispiegamento variarono nel tempo e nel racconto dei vari storici (Livio e Polibio), adattandosi alle esigenze contingenti della singola battaglia e alla disponibilità dello stato romano.
In generale, tuttavia, è possibile dare una indicazione di massima.
Disposti in formazione e schierati di fronte al nemico vi era prima la linea degli hastati, la prima ad entrare in contatto con il nemico. Quando questa veniva sopraffatta e necessitava di aiuto, indietreggiava e filtrava attraverso la seconda linea, quella dei principes i quali continuavano il combattimento. Solo in caso di estremo pericolo si sarebbe ripetuta l’operazione di ripiegamento per far entrare in combattimento i triarii. Prima dei combattimenti, i velites bersagliavano le schiere nemiche con i loro dardi, per infastidirlo e per fargli perdere lo schieramento, colpendo ed indietreggiano, ed evitando di accettare battaglia.

La prima linea della legione. Gli hastati preceduti dai velites.

Velites

I velites erano le truppe leggere dell’esercito romano repubblicano che accompagnavano le fanterie pesanti.
Erano reclutati tra la popolazione più giovane e la più povera, quella cioè che aveva un reddito troppo basso per permettersi di acquistare un’armatura. Da questo punto di vista, i velites erano le truppe derivate dalla fanteria di quinta classe dell’esercito serviano.
Introdotti con la riforma serviana, scomparvero sostanzialmente con la riforma mariana dell’esercito, quando lo stato iniziò a fornire a tutti i soldati romani l’equipaggiamento, rendendo di fatto nulle le differenze di censo e le capacità economiche per l’acquisto dell’equipaggiamento.
Da quel momento, il ruolo di schermagliatori venne affidato alle truppe alleate.

ARMAMENTO

Essendo truppe leggere, le armi di difesa erano praticamente assenti. Indossavano solo un elmo semplice e raramente un pettorale in cuoio. Erano dotati dello scudo rotondo denominato parma, il cui diametro era di circa 3 piedi (meno di un metro). Sopra il capo, ad aumentare la protezione della testa e delle spalle, indossavano una pelle di lupo o di orso, in modo simile ad altre truppe leggere italiche.

Velites. Due sono armati con la spada e quattro con tre giavellotti ciascuno. Sono dotati di parma e indossano solo delle pelli di orso (sulla destra) e di lupo (i tre sulla sinistra)
Erano dotati di alcuni corti giavellotti della lunghezza di due cubiti (poco più di un metro); la punta, sottile ed acuminata, era in ferro e sporgeva dalla parte di legno di circa una spanna (circa 20 cm). Inoltre, erano dotati di una corta spada.

CONSISTENZA ED INQUADRAMENTO

In ciascuna legione, il numero dei velites era pari a quello degli hastati e dei principes.
Nella legione descritta da Polibio, quella della seconda guerra punica (218-202 a.C.), il numero dei
velites era circa di 1.200 uomini.
Essi non formavano una schiera vera e propria ma venivano affiancati a ciascuna delle tre schiere principali (
hastati, principes e triarii), in numero uguale: quindi circa 400 uomini per schiera.
I velites, essendo privi di armature, formavano delle truppe leggere agili e veloci (veles, derivato da velox). Il loro compito era quello di contattare il nemico prima dell’inizio vero e proprio della battaglia, prima cioè che entrassero in contatto le fanterie pesanti.

Velites, gli schermagliatori che iniziano la battaglia infastidendo il nemico

USO TATTICO

Lo scopo era quello di disturbare il nemico con un continuo lancio di giavellotti, per scompaginarlo oppure per impedirgli di prendere correttamente la formazione e di indurlo ad attaccare prima di essersi disposto per la battaglia; viceversa, poteva dar tempo al proprio schieramento di prendere posizione.
Prima che iniziasse lo scontro, i velites si avvicinavano al nemico in ordine sparso, lo investivano con una pioggia di dardi e poi ripiegavano, evitando di essere ingaggiati nel corpo a corpo dove avrebbero avuto la peggio se ingaggiati da fanterie equipaggiate per gli scontri diretti. Se non respinti, i velites continuavano i loro lanci fino ad esaurire i dardi per poi ripiegare e ripararsi dietro le fila della fanteria pesante.
L’intero schieramento dei Velites. Due basette di fanteria leggera aperta ed in mezzo la basetta di schermagliatori, armati di solo giavellotto.
Proprio per essere un corpo di disturbo, la loro azione infliggeva scarse perdite reali al nemico, avendo però effetti nefasti sul morale degli avversari. Infine, il non essere inquadrati in schieramenti rigidi ma di essere disposti in ordine sparso gli permetteva di essere particolarmente efficaci contro formazioni nemiche non convenzionali, come i carri da guerra asiatici (si ricordi la battaglia di Magnesia del 190 a.C.) o gli elefanti (guerre pirriche ed annibaliche).

Hastati

Gli hastati formavano la prima linea della fanteria pesante.
Erano arruolati tra la popolazione meno ricca che quindi non poteva permettersi l’acquisto di una
lorica hamata e della panoplia completa.
Hastati, dotati di scutum ovale, due giavellotti, gladio, armatura pectorale, schiniere sulla sinistra, elmo piumato.

ARMAMENTO

Gli hastati erano dotati di un’armatura completa:
§  una piastra quadrata di bronzo della grandezza di un palmo (circa 20 cm), posta davanti al petto (pectorale);
§  un elmo di bronzo con tre piume sopra, rosse o nere, lunghe circa un cubito (mezzo metro), per far sembrare il legionario più alto;
§  gli schinieri;
§  uno scudo di forma ovale (scutum), lungo quattro piedi (circa 1,2 metri) e largo due piedi e mezzo (circa 75 cm);
§  una spada appesa al fianco destro; dalla seconda guerra punica era sicuramente il gladius hispaniensis;
§  due giavellotti (pilum) la cui parte in legno misurava tre cubiti (circa 1,5 metri) e la parte in ferro era della stessa lunghezza, ma sporgeva dal legno solo per metà.

CONSISTENZA ED INQUADRAMENTO

Nella legione manipolare, secondo Polibio, l’unità base era appunto il manipolo; per la prima schiera questo era formato da due centurie di 60 hastati, 40 velites, e 6 sottufficiali per un totale di 166 uomini ogni manipolo.
Le due centurie, disposte l’una dietro l’altra, erano formate da 60
hastati ciascuna disposti su file da 10 uomini con una profondità di 6 ranghi.
Infine, in una legione, erano presenti 10 manipoli di
hastati.
Hastati con le piume nere e rosse in cima all’elmo. Un pilum viene tenuto con la mano dello scudo e l’altro sta per essere scagliato.

USO TATTICO

Gli hastati formavano il primo schieramento della fanteria pesante ed erano i primi ad entrare in contatto con il nemico.
Dopo che i velites avevano lanciato i loro dardi e dopo che gli stessi si erano posti al riparo alle spalle degli hastati, questi entravano in contatto con l’avversario.
Come prima azione, arrivati ad una distanza di circa venti passi dal nemico, gli lanciavano le loro due aste (da cui il nome del corpo), poi sguainavano il gladio, serravano i ranghi ed iniziavano il corpo a corpo. Nel caso in cui il nemico li avesse sopraffatti, questi sarebbero indietreggiati, sarebbero filtrati attraverso la seconda linea dello schieramento, cioè attraverso i principes, e si sarebbero ritirati, facendo entrare nel vivo della battaglia la seconda schiera.
L’intero schieramento degli hastati con le insegne della XI e dell III.
La Legio XI Claudia fu ricostituita da Augusto (42 a.C.) a partire dall’omonima Legio XI di Gaio Giulio Cesare, ma predisposta da Gaio Mario.
La Legio III Gallica fu costituita da Gaio Giulio Cesare (48 a.C.) per la guerra civile contro Pompeo.

Bibliografia

§  Polibio, Storie Libri V-VI, Vol. 3, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli 2002; trad. it. dal greco di M. Mari.
§  Tito Livio, Storia di Roma. Libri 7-8, Garzanti 2012.
§  Tito Livio, Storia di Roma. Libri 9-10, Garzanti 2012.
§  Gianni Brizzi, Il guerriero, l’oplita, il legionario, Il Mulino 2008.

Figurini

Hat 8035 (1/72) – Roman Catapults. Utilizzati i 16 hastati ed i 16 velites, insieme a due signifer.

Imbasettamento

§  8 Hastati + 1 signifer; fanteria pesante (2 basette 80×40 da 9 figurini ciascuna).
§  6 Velites; fanteria leggera in formazione aperta (2 basette 80×40 da 6 figurini ciascuna).
§  4 Velites; schermagliatori (1 basetta 80×20 da 4 figurini).

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