giovedì 7 novembre 2019

Gladiatori


I giochi gladiatori hanno lontane origini, etrusche ed italiche. Non ancora spettacoli popolari, gli Etruschi vi onoravano un membro defunto della famiglia, per soddisfare con il sangue dei combattenti i Mani della persona defunta.
Altri simili combattimenti mortali sono rappresentati in alcune tombe etrusche, dove un uomo incappucciato combatte con una clava contro un cane di grossa taglia, aizzato da un uomo mascherato (
phersu).
Non solo di tradizione etrusca, placare l’anima di un defunto con il sangue umano era anche una tradizione greca, tanto che Omero racconta nell’Iliade che nei giochi funebri in onore di Patroclo vennero sacrificati dodici nobili troiani prigionieri.

Due murmillones si affrontano nell’arena. I Murmillones erano la classe più comune, dotati di elmo con tesa ripiegata sui lati, scudo ricurvo, gambale e gladio.

A partire dall’Etruria, i combattimenti si diffusero nel resto dell’Italia venendo ripresi in modo particolare nella Campania, dove rimase sempre forte la tradizione gladiatoria.
Che i giochi gladiatori abbiano una origine sacra lo rivela anche la parola che li definisce: i romani li chiamavano “munus” che significa, appunto, “dovere”.

Munera gladiatoria

Dell’origine etrusca dei munera gladiatoria è sostenitore anche lo storico greco del I sec d.C. Nicola di Damasco. I combattimenti sacri sono attestati per la prima volta a Roma nel 264 a.C., quando si svolsero dei duelli mortali rituali durante i funerali di Bruto Pera.
Con il passare del tempo, i
munera persero le loro funzioni rituali per divenire ludi, scenografici spettacoli popolari.
Un murmillo affronta un oplomacho. Gli Oplomachi (ritratti in alcuni rilievi di Pompei) erano dotati di elmo con la cresta, schinieri e lancia

Parlarne oggi è quanto mai difficile, impregnati come sono da innumerevoli luoghi comuni.
I gladiatori combattevano secondo canoni codificati; ogni gladiatore apparteneva ad un determinato gruppo sempre armato nello stesso modo; ogni gruppo combatteva di preferenza contro un’altra specifica tipologia.
Pur armati in modo diverso, si tendeva a far sì che avessero avuto, nell’arena, stesse possibilità di vittoria.
Grazie al costante allenamento fisico e tattico, alla dieta e alle condizioni fisiche in generale, i gladiatori formavano una temibile forza militare, come dimostra la rivolta di Spartaco, tanto che in caso di bisogno i gladiatori venivano inquadrati in speciali (e separati) corpi dell’esercito (Tacito).
Sulla destra, due gladiatori Retiarii, armati di rete e tridente

I giochi furono un importante momento della vita quotidiana romana, usati dai politici per accrescere la loro fama o dagli imperatori per ripararsi da disordini popolari (si ricordi di cosa necessitava la popolazione romana secondo Giovenale, panem et circenses), fino alla loro soppressione da parte dell’imperatore Costantino nel 325 d.C. nell’Impero d’Oriente e nel 438 d.C. in quello d’Occidente, probabilmente da Valentiniano III.

Venationes

Nelle giornate dedicate ai giochi, i combattimenti tra gladiatori avvenivano nel pomeriggio, mentre la mattina era riservata alle venationes, ossia le cacce, dove animali feroci o esotici venivano introdotti nell’arena per il combattimento o per essere cacciati; è attraverso questi spettacoli che i romani conobbero per la prima volta le giraffe.
Venatores, armati di ascia. Questo tipo di arma non è attestata da nessuna fonte.

Le cacce vennero istituite più tardi rispetto ai munera. Queste si fanno risalire al 186 a.C., e terminarono più tardi dei ludi, soppresse da Teodorico nel 523 d.C.
Oltre alla passione stessa per la caccia, la loro diffusione si dovette anche alla convinzione che cacciare le belve feroci avesse promosso le virtù militari, quali il coraggio e la tenacia.
Durante le venationes i combattenti scendevano nell’arena armati della sola lancia contro bestie feroci: leoni, tigri, pantere, rinoceronti, tori, orsi. Il risultato era quasi sempre una enorme carneficina di animali. Nei giochi organizzati da Giulio Cesare, vennero uccisi 400 leoni in un solo giorno; 500 nei giochi organizzati da Pompeo.
Spesso gli animali venivano fatti combattere tra di loro, in combattimenti contro natura, come i leoni contro le tigri o i rinoceronti contro i tori.

Essedarius, combattente su carro a due ruote
Le belve venivano catturate nelle provincie romane dell’Africa e dell’Asia sia da personale specializzato, i bestiarii, sia dai soldati lì stanziati, come la legione Minerva I che in Renania catturò 50 orsi in sei mesi.
Tuttavia, la cattura delle fiere era sottoposta ad una rigida regolamentazione e ad una prassi burocrazia collaudata, come ricorda lo stesso Cicerone quando era governatore della Cilicia e doveva regolare il trasferimento delle fiere.

Condanne a morte

Tra i giochi venatori della mattina ed i munera gladiatoria del pomeriggio venivano eseguite le condanne a morte. Nella mentalità dell’epoca (ma anche in quella attuale, purtroppo) la pena corrispondeva al misfatto e la pubblica esecuzione doveva servire da deterrente.
Un Thraeces affonda la sua spada ricurva (sica) nel petto dell’avversario. I Traci indossavano un elmo con una alta cresta, protezioni per le gambe e per il braccio destro, lo scudo e la spada.

Nella arena, come parte dello spettacolo, due condannati armati di spada ma privi di strumenti di difesa si affrontavano fino alla morte, mentre nella damnatio ad bestias, il condannato veniva dato in pasto alle fiere. Seneca e Marziale raccontano come le esecuzioni fossero scenografiche, con ricchezza di costumi e di requisiti.

Bibliografia

§  F. W. von Hase, M. A. S. von Hase, Gladiatori la vera storia, in Archeo, anno XXXV numero 416, ottobre 2019.
§  Federica Guidi, Morte nell’arena, Arnoldo Mondatori, Milano 2006.
§  Raymond Bloch, Gli Etruschi, Il Saggiatore Economici, 1994



Basetta con otto gladiatori, inquadrati come fanteria leggera

Figurini

Italeri 6062 (1/72) – 1 quadriga, 10 gladiatori, 3 animali feroci, una scena con un combattimento tra 2 gladiatori

Imbasettamento

Basetta 40 x 80 mm della Bandua Wargames, con 8 gladiatori, inquadrati come fanteria leggera (esercito romano del primo impero, scheda Centuria 2).

Basetta con otto gladiatori, inquadrati come fanteria leggera



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