Non vi è dubbio che fosse la Legione l’asse portante dell’esercito
romano, fin dagli inizi. Durante i primi secoli dell’espansione romana le truppe
a cavallo ebbero solo un ruolo di supporto alla fanteria. Era questa a vincere la
battaglia, mentre la cavalleria evitava l’accerchiamento, agiva da supporto ed inseguiva
il nemico in fuga.
Equipaggiamento
La sella
Figurini
Tuttavia, sia con l’espansione della sua influenza al di fuori del Latium (l’Italia, la Gallia, il
nord Africa…) sia con l’incontro di popolazioni ed eserciti diversi, si rese necessario,
pena la sconfitta, affiancare alla fanteria ulteriori corpi specializzati, primi
tra tutti quello della cavalleria.
Fu
proprio durante le guerre puniche che l’esercito romano soffrì notevolmente per
l’inferiorità della cavalleria. Sul Ticino e sul Trebbia fu la superiorità della
cavalleria cartaginese, in particolare quella numida, a dare ad Annibale il vantaggio
tattico sul campo di battaglia. Ed a Canne (216 a.C.), fu la stessa cavalleria numida
a completare l’accerchiamento delle numerose legioni romane.
Le stesse proporzioni delle cavallerie dei due schieramenti rendono bene la differenza delle concezioni tattiche tra Romani e Cartaginesi: la cavalleria romana contava meno del 10% dell’intero esercito, mentre la cavalleria cartaginese era più del doppio di quella romana.
Grazie al rafforzamento della cavalleria, l’esercito romano mutò i rapporti di forza.
Già a Zama (202 a.C.) fu la stessa cavalleria numida, ora alleata dei Romani, a chiudere l’accerchiamento dei Cartaginesi, che il genio militare di Annibale aveva fino a quel momento evitato.
Anche le stesse sorti dell’assedio di Alesia (52 a.C.) da parte di Giulio Cesare furono salvate dalla cavalleria germanica che si oppose a quella gallica, ben più numerosa.
Le stesse proporzioni delle cavallerie dei due schieramenti rendono bene la differenza delle concezioni tattiche tra Romani e Cartaginesi: la cavalleria romana contava meno del 10% dell’intero esercito, mentre la cavalleria cartaginese era più del doppio di quella romana.
Grazie al rafforzamento della cavalleria, l’esercito romano mutò i rapporti di forza.
Già a Zama (202 a.C.) fu la stessa cavalleria numida, ora alleata dei Romani, a chiudere l’accerchiamento dei Cartaginesi, che il genio militare di Annibale aveva fino a quel momento evitato.
Anche le stesse sorti dell’assedio di Alesia (52 a.C.) da parte di Giulio Cesare furono salvate dalla cavalleria germanica che si oppose a quella gallica, ben più numerosa.
Equipaggiamento
Probabilmente
per tutta l’epoca repubblicana, la cavalleria romana fu una cavalleria leggera e
solo nel II-III secolo a.C. i cavalieri vennero dotati di una lorica hamata.
Il resto dell’armamento consisteva in un elmo, uno scudo rotondo in bronzo (clipeus), una lancia ed una spata lunga, decisamente più utile del gladio, per un cavaliere. La lancia era rigida e robusta e poteva colpire efficacemente il bersaglio oppure, se capovolta, usandone il puntale.
Il resto dell’armamento consisteva in un elmo, uno scudo rotondo in bronzo (clipeus), una lancia ed una spata lunga, decisamente più utile del gladio, per un cavaliere. La lancia era rigida e robusta e poteva colpire efficacemente il bersaglio oppure, se capovolta, usandone il puntale.
La
riforma mariana dell’esercito (107-104 a.C.) non introdusse notevoli modifiche al
ruolo, alla composizione e all’armamento della cavalleria, ad eccezione della sua
trasformazione in unità di professionisti, come per tutto l’intero esercito.
La sella
In
epoca monarchica e repubblicana, la sella (ephippia)
dei cavalieri romani e di quelli italici era costituita da una semplice coperta
o gualdrappa (tapetum)
oppure da una protezione in cuoio (ephippium)
di derivazione greca.
Solo
intorno al I sec. a.C., dopo i contatti con le cavallerie celtiche, venne adottata
dai cavalieri romani la sella a quattro corni (scordiscum) di derivazione celtica. Questo tipo di
sella era formata da una struttura in legno con quattro protuberanze, due davanti
a contatto con le gambe del cavaliere, e due dietro all’altezza delle reni, una
sorta di doppia “U” nelle quali il cavaliere poteva quasi incastrarsi, limitando
così le cadute accidentali. I due corni anteriori erano leggermente inclinati verso
l’esterno.
I corni lignei erano rafforzati con placche di bronzo ed il tutto era ricoperto di cuoio o pelle.
Questa sella veniva messa sopra la normale gualdrappa e assicurata al cavallo con una cinghia ventrale.
I corni lignei erano rafforzati con placche di bronzo ed il tutto era ricoperto di cuoio o pelle.
Questa sella veniva messa sopra la normale gualdrappa e assicurata al cavallo con una cinghia ventrale.
La
sella era senza staffe, pertanto era impossibile caricare bersagli come una cavalleria
pesante. Sempre secondo la tradizione gallica, i cavalli erano probabilmente ferrati.
I
cavalieri qui riportati sono della Italeri. 15 figurini in tre pose: uno di essi
afferra il pomo della sella per colpire con la spada, uno di essi scaraventa la
lancia, e l’ultimo, protetto dallo scudo colpisce con la spada. Poiché si tratta
di una cavalleria media, sono stati messi 3 figurini per basetta (8 x 4 cm).
I colori utilizzati sono quelli suggeriti dal produttore.
I colori utilizzati sono quelli suggeriti dal produttore.
La
fonte iconografica dei modelli qui riportati è rintracciabile nei bassorilievi del
mausoleo di
Glanum, un monumento funerario gallo-romano
situato vicino all’odierna città di Saint-Rémy-de-Provence, in Francia.
La documentazione della sella proviene, oltre che dai rilievi della Colonna Traiana, anche da reperti archeologici provenienti dagli antichi forti dei limes romani.
La documentazione della sella proviene, oltre che dai rilievi della Colonna Traiana, anche da reperti archeologici provenienti dagli antichi forti dei limes romani.
Figurini
Italeri
6028 (1/72) – 15 modelli in 3 pose.