domenica 26 maggio 2019

Cavalleria romana tarda repubblica

Non vi è dubbio che fosse la Legione l’asse portante dell’esercito romano, fin dagli inizi. Durante i primi secoli dell’espansione romana le truppe a cavallo ebbero solo un ruolo di supporto alla fanteria. Era questa a vincere la battaglia, mentre la cavalleria evitava l’accerchiamento, agiva da supporto ed inseguiva il nemico in fuga.
Tuttavia, sia con l’espansione della sua influenza al di fuori del Latium (l’Italia, la Gallia, il nord Africa…) sia con l’incontro di popolazioni ed eserciti diversi, si rese necessario, pena la sconfitta, affiancare alla fanteria ulteriori corpi specializzati, primi tra tutti quello della cavalleria.

Fu proprio durante le guerre puniche che l’esercito romano soffrì notevolmente per l’inferiorità della cavalleria. Sul Ticino e sul Trebbia fu la superiorità della cavalleria cartaginese, in particolare quella numida, a dare ad Annibale il vantaggio tattico sul campo di battaglia. Ed a Canne (216 a.C.), fu la stessa cavalleria numida a completare l’accerchiamento delle numerose legioni romane.
Le stesse proporzioni delle cavallerie dei due schieramenti rendono bene la differenza delle concezioni tattiche tra Romani e Cartaginesi: la cavalleria romana contava meno del 10% dell’intero esercito, mentre la cavalleria cartaginese era più del doppio di quella romana.
Grazie al rafforzamento della cavalleria, l’esercito romano mutò i rapporti di forza.
Già a Zama (202 a.C.) fu la stessa cavalleria numida, ora alleata dei Romani, a chiudere l’accerchiamento dei Cartaginesi, che il genio militare di Annibale aveva fino a quel momento evitato.
Anche le stesse sorti dell’assedio di Alesia (52 a.C.) da parte di Giulio Cesare furono salvate dalla cavalleria germanica che si oppose a quella gallica, ben più numerosa.

Equipaggiamento

Probabilmente per tutta l’epoca repubblicana, la cavalleria romana fu una cavalleria leggera e solo nel II-III secolo a.C. i cavalieri vennero dotati di una lorica hamata.
Il resto dell’armamento consisteva in un elmo, uno scudo rotondo in bronzo (clipeus), una lancia ed una spata lunga, decisamente più utile del gladio, per un cavaliere. La lancia era rigida e robusta e poteva colpire efficacemente il bersaglio oppure, se capovolta, usandone il puntale.
La riforma mariana dell’esercito (107-104 a.C.) non introdusse notevoli modifiche al ruolo, alla composizione e all’armamento della cavalleria, ad eccezione della sua trasformazione in unità di professionisti, come per tutto l’intero esercito.

La sella

In epoca monarchica e repubblicana, la sella (ephippia) dei cavalieri romani e di quelli italici era costituita da una semplice coperta o gualdrappa (tapetum) oppure da una protezione in cuoio (ephippium) di derivazione greca.
Solo intorno al I sec. a.C., dopo i contatti con le cavallerie celtiche, venne adottata dai cavalieri romani la sella a quattro corni (scordiscum) di derivazione celtica. Questo tipo di sella era formata da una struttura in legno con quattro protuberanze, due davanti a contatto con le gambe del cavaliere, e due dietro all’altezza delle reni, una sorta di doppia “U” nelle quali il cavaliere poteva quasi incastrarsi, limitando così le cadute accidentali. I due corni anteriori erano leggermente inclinati verso l’esterno.
I corni lignei erano rafforzati con placche di bronzo ed il tutto era ricoperto di cuoio o pelle.
Questa sella veniva messa sopra la normale gualdrappa e assicurata al cavallo con una cinghia ventrale.
La sella era senza staffe, pertanto era impossibile caricare bersagli come una cavalleria pesante. Sempre secondo la tradizione gallica, i cavalli erano probabilmente ferrati.

I cavalieri qui riportati sono della Italeri. 15 figurini in tre pose: uno di essi afferra il pomo della sella per colpire con la spada, uno di essi scaraventa la lancia, e l’ultimo, protetto dallo scudo colpisce con la spada. Poiché si tratta di una cavalleria media, sono stati messi 3 figurini per basetta (8 x 4 cm).
I colori utilizzati sono quelli suggeriti dal produttore.

La fonte iconografica dei modelli qui riportati è rintracciabile nei bassorilievi del mausoleo di Glanum, un monumento funerario gallo-romano situato vicino all’odierna città di Saint-Rémy-de-Provence, in Francia.
La documentazione della sella proviene, oltre che dai rilievi della Colonna Traiana, anche da reperti archeologici provenienti dagli antichi forti dei limes romani.

Figurini

Italeri 6028 (1/72) – 15 modelli in 3 pose.

domenica 19 maggio 2019

Legionari romani tarda repubblica

Legionari romani della tarda repubblica, di epoca successiva alla riforma mariana, questi sono i figurini qui presentati.
Con questa riforma (107-104 a.C.) si andava a sostituire l’unità tattica del manipolo (mobile e versatile sui terreni accidentati dell’Appennino centro-meridionale) con una unità di maggiore potenza, la coorte, più adatta alle battaglie campali ora sempre più frequenti.
La riforma segnò anche la sparizione de facto (e in seguito anche nominale) della divisione tripartita dell’esercito manipolare in hastatiprincipes triarii. Tutti i legionari indossarono lo stesso equipaggiamento, fornito dallo Stato insieme al salario, quello tipico dei principes dell’esercito manipolare.
I legionari indossavano una corazza a maglia di ferro, un elmo, lo scutum, il gladius, due pila ed un pugnale, così come si può dedurre, oltre che dalle fonti scritte, quali il Polibio, dalla fonte iconografica dell’ara di Domizio Enobarbo, conservata al museo Louvre di Parigi.


Basetta del centurione, al cui fianco è presente il signifer

Armi di difesa

L’armatura del legionario era costituita da una cotta di maglia formata da anellini di ferro intrecciati in vari modi tra loro. Gli anellini, detti hami, avevano una sezione piatta o circolare con un diametro esterno dai 3 ai 10 mm; in una lorica potevano essercene da 10.000 a 30.000.
La lorica hamata arrivava fino a metà coscia, aveva delle corte maniche e spesso una protezione supplementare (humeralis) a forma di “U” che copriva la schiena, scendeva sulle spalle ed arrivava fino al torace, dove era fissata attraverso due ganci ad “S” su due bottoni posti sulla maglia all’altezza del petto.
Ai bordi della lorica, delle strisce di pelle (pteruges) coprivano gli avambracci e le cosce.
Il legionario inoltre portava un grosso cinturone (balteus, più raramente cingulum) in cuoio con borchie in ferro che aiutava a scaricare il peso della lorica, circa 10-15 kg, sui fianchi.
Sotto la cotta veniva indossata una tunica con le spalle foderate.
L’origine della cotta di maglia è incerta ma è probabile che sia di origine celtica (Varrone, De Lingua Latina, Liber V, 24, 2).


Sulla testa il legionario metteva un elmo di bronzo, il cassis, dotato di paragnatidi per proteggere il volto ma che non disturbava la sua visuale, l’udito e la respirazione. Lo stesso legionario metteva sull’elmo alti pennacchi neri.
A difesa del corpo, il legionario portava uno scutum ligneo, di forma ovale e piatto. Lo scudo aveva una nervatura centrale in legno (spina) ed al centro una borchia metallica, l’umbone (umbo). Le dimensioni dello scudo erano tali da coprire molto il legionario: 75 x 120 cm circa.
La superficie esterna era coperta da lino oppure da pelle di pecora o di vitello mentre i bordi inferiore e superiori erano rinforzati con ferro o rame contro i colpi a fendente. Il tutto pesava dai 5 ai 10 kg.

Armi di offesa

La principale arma di offesa era il gladius hispaniensis: lungo dai 60 ai 68 cm, aveva l’impugnatura lignea o ossea e veniva portato a destra del cinturone. Rispetto ad altri modelli di gladio, questo di origine spagnola aveva una forma sinuosa. Il gladio veniva utilizzato per infilzare il nemico, e questo spiega la sua lunghezza ridotta rispetto alle spade lunghe utilizzate per portare fendenti. Tuttavia, il gladio era affilato su entrambi i lati e poteva essere utilizzato anche come arma da taglio.


Basetta del legatus

Prima di iniziare il corpo a corpo, i legionari, giunti fin sotto lo schieramento nemico, lanciavano due pila, la cui gittata era appunto di 15-30 metri.
Il pilum era formato sostanzialmente da un’asta di legno lunga circa 140 cm e da un sottile e lungo gambo in ferro di 30-40 cm, che terminava con una punta di spessore superiore al gambo. Il gambo della punta metallica e l’asta lignea erano accoppiati tra loro da un sistema di bloccaggio a rivetto in ferro con la spina di legno.
Dopo essere stato scagliato, il pilum avrebbe urtato presumibilmente contro lo scudo degli avversari. Come prima cosa, con l’urto del pilum sullo scudo si sarebbe rotta la spina di legno: questo avrebbe fatto sì che il pilum si sarebbe piegato nella cerniera di raccordo tra il gambo metallico della punta e l’asta lignea. Conficcato e piegato nello scudo del nemico, questi lo avrebbe abbandonato perché intralciato nei movimenti. Inoltre, la rottura della spina avrebbe fatto sì che il nemico non avrebbe potuto raccogliere il pilum e scagliarlo nuovamente verso i romani. Infine, qualora la punta del pilum avesse bucato lo scudo degli avversari, la punta sarebbe comunque arrivata a colpire il nemico riparato dietro allo scudo, perché il gambo, più sottile della punta, sarebbe passato agevolmente all’interno della fessura aperta dalla punta.
Chiudeva l’armamento del legionario un piccolo pugnale, il pungis, di origine ispanica, portato sul lato sinistro, usato come arma di riserva, per dare il colpo di grazia al nemico o come utensile quotidiano.


Alea iacta est. Cesare attraversa il Rubicone in armi

Bibliografia

Giuseppe Cascarino, L’esercito romano. Armamento e organizzazione da Augusto ai Severi, vol. II, Il Cerchio, 2008.

Figurini

Italeri 6021 (1/72) – 34 modelli di fanteria + 1 legatus a cavallo.
A questi ho aggiunto i due legionari repubblicani presenti sulla scatola Italeri 6028 (cavalleria) e due legionari imperiali (opportunamente pitturati, ma riconoscibili dalla diversa tipologia di elmo) della Italeri 6047 (fanteria imperiale).

Colori

Per la scelta cromatica, sono state seguite le indicazioni sul retro della scatola.
Gli smalti sono quelli suggeriti, della stessa marca.

domenica 12 maggio 2019

Legionari Romani del Primo Impero

Ridammi le mie legioni, Varo!
Eccole, allora, le mie legioni.
I figurini sono delle due marche, Zvezda ed Italeri. Laddove possibile, ho mantenuto la basetta monomarca, e solo per l’ultima ho dovuto mettere figurini dell’una e dell’altra scatola.
Nessun problema, perché per entrambe le marche i legionari hanno lo stesso armamento.
Il gladius che alcuni hanno estratto mentre altri lo hanno, lanciando pilum, ancora nella guaina. Sul fianco, nei modelli della Zvezda, si nota il pungio, un piccolo pugnale di riserva.
Tutti i legionari sono muniti di lorica segmentata e di scutum concavo munito di umbone. Questo elemento è ben visibile nei modelli della Zvezda (per alcune pose l’incastro risulta particolarmente problematico), mentre manca in quello della Italeri; in questi modelli l’umbone è assente a causa della soluzione tecnica utilizzata per dare la possibilità allo scudo di attaccarsi al braccio del figurino.
L’elmo di tutti i figurini è il cassis italico imperiale, munito di paragnatidi per collo, orecchie e guance.
Quelle che seguono sono le basette dei legionari romani del primo impero.
Basetta monomarca Zvezda, con il centurione sulla destra dello schieramento di cui si intravede il bacillum viteum. La prima fila ha già lanciato il pilum e sguainato il gladio, mentre la seconda fila si appresta a lanciare il pilum.

Basetta del centurione
Basetta monomarca Zvezda, con l’optio, un sottufficiale principales, sulla sinistra dello schieramento. Nella seconda fila è visibile la miniatura non utilizzata nella testuggine.

Basetta dell’optio
Basetta in compensato (3 mm), monomarca Italeri, con le figure in formazione serrata.

Legionari in formazione difensiva (Italeri)

Basetta monomarca Italeri. Oltre ai legionari, sulla sinistra è presente il centurione ed un suo principales, il signifer. Si noti la differenza tra il centurione della Italeri qui riprodotto e quello della Zvezda della foto precedente.
Il fuoco della fotografia è sul centurione, proprio per mostrare la differenza tra i due figurini.



Centurione e signifer

La basetta che segue è fatta da elementi della scatola degli Italeri e della Zvezda. In seconda linea è presente un ufficiale, un tribunum militum, al cui fianco sono presenti due sottufficiali: un bucinator con la sua buccina e l’aquilifer.

Basetta del tribuno

Chiude la galleria questa foto del centurione: la ridotta profondità di campo mette in luce il sottufficiale, mentre intorno a lui, il fuori-fuoco evidenzia la mischia furibonda delle legioni impegnate in combattimento.

Figurini

Zvezda 8043 (1/72)
Italeri 6047 (1/72)

Imbasettamento

L’imbasettamento è fatto seguendo le regole di Centuria 2, cioè 8×4 cm.
Questo regolamento parla di 8 figure di 28 mm, per le fanterie pesanti, medie e leggere.
Poiché le miniature qui utilizzate sono 1/72, ho variato il numero inserendo 10 modelli per le fanterie pesanti (se vi entrano), 9 per le medie ed 8 per le leggere.

domenica 5 maggio 2019

Testuggine


La testuggine, ovviamente, non poteva che essere l’argomento del primo articolo del blog.


Testuggine completa, formata da due basette separate


La Testudo era una formazione di fanteria dell’esercito romano. Lo schieramento, di forma quadrata o rettangolare, era composto da più file di legionari dotati dei grandi scudi rettangolari. I soldati della prima fila tenevano gli scudi in posizione frontale, adiacenti gli uni agli altri così da formare un muro compatto. La stessa cosa veniva fatta dai soldati che si trovavano sul bordo dei due fianchi. I soldati al centro, invece, tenevano lo scudo in posizione orizzontale, a protezione di se stessi e dei legionari adiacenti.

In tal modo al nemico si presentava una massa compatta di scudi, protetta ed impenetrabile ai dardi.
Con questa formazione, i legionari potevano marciare fino ad una distanza molto breve dalle file nemiche, al riparo dalle armi da lancio.
D’altra parte, lo schieramento richiedeva un coordinamento eccezionale e comunque limitava la velocità della formazione.
Se le uniche fonti scritte dell’uso della testuggine le troviamo in Plutarco ed in Cassio Dione nella loro descrizione della guerra contro i Parti, la fonte iconografica della Colonna di Traiano, mostra i legionari nella tipica formazione a testuggine.



La testuggine vista da dietro

I soldatini qui utilizzati sono della Zvezda, scala 1/72.
Dei 53 soldatini inclusi nella scatola (e non 52 come indicato sul retro della stessa), 29 sono in posa per la testuggine, di cui solo 28 ne vengono utilizzati.
Perché uno in più allora? Per questioni di stampi delle plastiche, suppongo, visto che ci sono 4 stampi uguali, in cui un figurino risulta poi di troppo. Ma niente paura, potremmo riutilizzarlo in altre basette…
Per la pittura, ho utilizzato le stesse indicazioni cromatiche che ho trovato nelle scatole di legione imperiale romana di altre marche.
I colori utilizzati sono quelli della Italeri; prima però ho passato del primer.
Se le forme della Zvezda sono le migliori, la plastica lascia a volte a desiderare, ed è necessario ripassare più volte per coprire con lo smalto, qualora non si dovesse utilizzare il primer.
L’imbasettamento è stato fatto su due basi.

Basetta del fronte della testuggine

Basetta posteriore dello schieramento

Il risultato estetico non è dei migliori, visto che la testuggine viene tagliata a metà da una frattura che sembra indebolirne la struttura compatta.
Tuttavia la scelta è stata fatta per permettere di utilizzare le due basette separatamente per giocare con il regolamento del wargame Centuria 2.


Basetta anteriore. La testuggine attraversa una zona boschiva

Figurini

Zvezda 8043 (1/72) – 28 figure in 5 pose per l’intera testuggine.

Imbasettamento

2 basette da 4 x 8 cm. in legno compensato di 3 mm di altezza.