domenica 19 gennaio 2020

Cavalleria Numida


La Numidia corrisponde grossomodo all’attuale Algeria ed anticamente era compresa tra la Mauretania (circa l’attuale Marocco) ed i territori controllati da Cartagine, cioè l’attuale Tunisia. Trovandosi nella sfera di influenza cartaginese, la Numidia fornì per lungo tempo una parte della sua cavalleria ai Cartaginesi.


Nel III secolo a.C., la Numidia era divisa in due regni indipendenti, che corrispondevano ai due grandi gruppi tribali: nella parte orientale i Massili (più vicini a Cartagine) e nella parte occidentale i Massesili.
All’epoca della Seconda Guerra Punica, quando cioè le fonti storiche iniziano a menzionare questa formazione, la tribù dei Massesili, guidata da Siface, occupava anche la parte orientale della Numidia e militava nelle fila dei suoi tradizionali alleati Cartaginesi. Guidati dal famoso comandante della cavalleria cartaginese Maarbale, ottennero i maggiori successi al Ticino, al Trasimeno ed a Canne. Durante le guerre annibaliche, il leader dei Massili, Massinissa, decise, per riprendere il controllo della parte orientale, di schierarsi con il nemico di Cartagine, Roma, secondo lo schema tipicamente militare de “Il nemico del mio nemico è mio amico”.


La cavalleria numida

Così, alla fine della Seconda Guerra Punica, i Romani vittoriosi concessero l’intera Numidia a Massinissa.

Senza morso?

La cavalleria Numida fu sempre una eccellente cavalleria leggera. Fin da piccoli, i membri delle tribù numide venivano addestrati a cavalcare senza sella e senza briglie, ed acquisivano una tale maestria nel cavalcare che spesso in battaglia uno stesso cavallo veniva montato da due guerrieri.
Come sia possibile governare il cavallo senza morso ad oggi non è noto; anzi, le attuali conoscenze sull’equitazione lo ritengono impossibile. L’utilizzo del morso risulta sufficientemente antico, risalente almeno al X sec. a.C. ed il primo trattato di equitazione di cui si ha testimonianza ne fa menzione (Senofonte, Sull’equitazione, del 350 a.C. circa). Tuttavia, le fonti storiche riportano che i Numidi guidavano il cavallo senza redini, toccando il cavallo con un bastone, sulla testa tra le orecchie.



Inoltre, è possibile condurre i cavalli senza briglie e senza morso, facendo dei nodi con i peli della criniera e manovrando la bestia infilando in quei nodi le dita.
Purtroppo, però, fonti certe sui come i Numidi conducessero i loro cavalli non si hanno.

Armamento ed uso tattico

La cavalleria Numida era una cavalleria leggera. I cavalieri montavano piccoli e resistenti cavalli ed erano privi di armature; indossavano esclusivamente delle tuniche e si proteggevano solo attraverso un piccolo scudo di vimini ricoperto di pelli. Le loro uniche armi erano rappresentate quasi solo esclusivamente da alcuni giavellotti.
L’abilità dei cavalieri numidi si consolidò per meglio assolvere alla loro funzione originaria, quella di predoni delle carovane di mercanti che attraversavano la costa mediterranea del Nord Africa; e in questa formazione e con questi scopi venne arruolata come mercenaria negli eserciti cartaginesi prima e romani poi.
Esperti nella schermaglia, i cavalieri comparivano improvvisamente, attaccavano rapidi e poi si dileguavano prima ancora che l’avversario potesse avere il tempo di organizzare la risposta.

La cavalleria numida sulle basette. La sabbia utilizzata è del sacro Tevere.

Mobilità, agilità e velocità erano le loro armi e non certo la potenza dell’attacco; anzi, negli scontri diretti spesso la cavalleria numida veniva messa in fuga, come nel 218 a.C. nei pressi del Rodano dove un piccolo reparto di cavalleria romana guidato da Publio Cornelio Scipione (padre dell’Africano) mise in fuga un più numeroso contingente di cavalleria numida.
Altrove invece, l’uso sapiente della mobilità della cavalleria si dimostrò letale per i Romani. Con manovre diversive e di schermaglia la formazione induceva i nemici ad azioni avventate, che stanchi di subire passivamente le schermaglie dei numidi rispondevano alla provocazione. Ciò accadde nel 217 a.C. nella pianura campana a Mancinus, luogotenente del magister equitum Marco Minucio Rufo che doveva seguire i movimenti di Annibale. I Numidi aggredivano le fattorie, attaccando e ritirandosi continuamente, devastando le campagne degli alleati romani. Lo zelante ufficiale, per proteggere gli alleati, si gettò in un avventato attacco alla cavalleria numida. Era quello il modo con cui i Numidi facevano uscire allo scoperto le forze nemiche. Così Mancinus impossibilitato a sconfiggere i Numidi venne inseguito per oltre cinque miglia prima di realizzare che non aveva più scampo, bersagliato dai Numidi che poi fuggivano continuamente. Egli tentò un ultimo contrattacco, almeno per segnalare la presenza nemica a Quinto Fabio Massimo, prima di essere annientato.



Bibliografia

§  Antonio Sestili, L’equitazione nella Grecia antica. I trattati equestri di Senofonte e i frammenti di Simone, Firenze Atheneum, 2009.

Figurini

Zvezda 8031 (1/72) – Cavalleria Numida.
17 figure a cavallo. Di queste, solo 12 sono state utilizzate per la Cavalleria Numida (in due pose principali, più un figurino che lancia un ordine), le altre 5 figure formeranno la cavalleria iberica.


Le due pose principali per la cavalleria numida, su cavallo grigio e sorcino.

Imbasettamento

Basette della Bandua Wargames 80×40 mm.
Due figure per basetta, per la cavalleria leggera in formazione aperta.



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