lunedì 27 gennaio 2020

Adattare le basette

Ogni regolamento di wargames possiede una sua regola di imbasettamento. Vuol dire che se possiedo un esercito imbasettato in un modo, difficilmente potrò giocare con un alto regolamento. Salvo che anche il mio avversario non usi le stesse basette.

Qui presento come ho adattato le mie basette ad un altro standard, purché abbia dimensioni superiori. Se fossero inferiori, nulla da fare.

Per Centuria2, la basetta standard è 80x40, mentre per Impetus la basetta è 100x50.

Avendo imbasettato per Centuria2, costruisco un adattatore per poter giocare anche ad Impetus.

Come materiale, utilizzo la balsa, di due spessori diversi. 2 mm per il fondo e 3 mm per i contorni, così da allineare il piano con la basetta più piccola, il cui spessore è, appunto, 3 mm.


Ritaglio la balsa, costruendo:
  • un rettangolo 100x50 di spessore di 2 mm;
  • 2 striscioline di spessore 3 mm e grandezza 10x50 mm;
  • 2 striscioline di spessore 3 mm e grandezza 5x80 mm (ne faccio una da 10x80 e la taglio a metà).

Incollo le striscioline sui bordi della basetta grande.


Metto sotto pressione per far asciugare la colla.

Il giorno dopo, come prima cosa provo la grandezza, inserendo la basetta piccola nell’incasso.

Se le dimensioni sono giuste, carteggio con carta vetrata fine.


Riempio il bordo con una miscela di acqua e colla, di consistenza non troppo liquida per non far scolare il collante all’interno.

Per le mie basette di Celti, uso l’erba precedentemente costruita.


Lascio asciugare. Il giorno dopo, tolgo l’erba superflua e con un taglierino ed un giravite tolgo eventuali impurità che sono cadute all’interno. 


E finalmente, i Celti possiedono una basetta anche per Impeus.


domenica 19 gennaio 2020

Cavalleria Numida


La Numidia corrisponde grossomodo all’attuale Algeria ed anticamente era compresa tra la Mauretania (circa l’attuale Marocco) ed i territori controllati da Cartagine, cioè l’attuale Tunisia. Trovandosi nella sfera di influenza cartaginese, la Numidia fornì per lungo tempo una parte della sua cavalleria ai Cartaginesi.


Nel III secolo a.C., la Numidia era divisa in due regni indipendenti, che corrispondevano ai due grandi gruppi tribali: nella parte orientale i Massili (più vicini a Cartagine) e nella parte occidentale i Massesili.
All’epoca della Seconda Guerra Punica, quando cioè le fonti storiche iniziano a menzionare questa formazione, la tribù dei Massesili, guidata da Siface, occupava anche la parte orientale della Numidia e militava nelle fila dei suoi tradizionali alleati Cartaginesi. Guidati dal famoso comandante della cavalleria cartaginese Maarbale, ottennero i maggiori successi al Ticino, al Trasimeno ed a Canne. Durante le guerre annibaliche, il leader dei Massili, Massinissa, decise, per riprendere il controllo della parte orientale, di schierarsi con il nemico di Cartagine, Roma, secondo lo schema tipicamente militare de “Il nemico del mio nemico è mio amico”.


La cavalleria numida

Così, alla fine della Seconda Guerra Punica, i Romani vittoriosi concessero l’intera Numidia a Massinissa.

Senza morso?

La cavalleria Numida fu sempre una eccellente cavalleria leggera. Fin da piccoli, i membri delle tribù numide venivano addestrati a cavalcare senza sella e senza briglie, ed acquisivano una tale maestria nel cavalcare che spesso in battaglia uno stesso cavallo veniva montato da due guerrieri.
Come sia possibile governare il cavallo senza morso ad oggi non è noto; anzi, le attuali conoscenze sull’equitazione lo ritengono impossibile. L’utilizzo del morso risulta sufficientemente antico, risalente almeno al X sec. a.C. ed il primo trattato di equitazione di cui si ha testimonianza ne fa menzione (Senofonte, Sull’equitazione, del 350 a.C. circa). Tuttavia, le fonti storiche riportano che i Numidi guidavano il cavallo senza redini, toccando il cavallo con un bastone, sulla testa tra le orecchie.



Inoltre, è possibile condurre i cavalli senza briglie e senza morso, facendo dei nodi con i peli della criniera e manovrando la bestia infilando in quei nodi le dita.
Purtroppo, però, fonti certe sui come i Numidi conducessero i loro cavalli non si hanno.

Armamento ed uso tattico

La cavalleria Numida era una cavalleria leggera. I cavalieri montavano piccoli e resistenti cavalli ed erano privi di armature; indossavano esclusivamente delle tuniche e si proteggevano solo attraverso un piccolo scudo di vimini ricoperto di pelli. Le loro uniche armi erano rappresentate quasi solo esclusivamente da alcuni giavellotti.
L’abilità dei cavalieri numidi si consolidò per meglio assolvere alla loro funzione originaria, quella di predoni delle carovane di mercanti che attraversavano la costa mediterranea del Nord Africa; e in questa formazione e con questi scopi venne arruolata come mercenaria negli eserciti cartaginesi prima e romani poi.
Esperti nella schermaglia, i cavalieri comparivano improvvisamente, attaccavano rapidi e poi si dileguavano prima ancora che l’avversario potesse avere il tempo di organizzare la risposta.

La cavalleria numida sulle basette. La sabbia utilizzata è del sacro Tevere.

Mobilità, agilità e velocità erano le loro armi e non certo la potenza dell’attacco; anzi, negli scontri diretti spesso la cavalleria numida veniva messa in fuga, come nel 218 a.C. nei pressi del Rodano dove un piccolo reparto di cavalleria romana guidato da Publio Cornelio Scipione (padre dell’Africano) mise in fuga un più numeroso contingente di cavalleria numida.
Altrove invece, l’uso sapiente della mobilità della cavalleria si dimostrò letale per i Romani. Con manovre diversive e di schermaglia la formazione induceva i nemici ad azioni avventate, che stanchi di subire passivamente le schermaglie dei numidi rispondevano alla provocazione. Ciò accadde nel 217 a.C. nella pianura campana a Mancinus, luogotenente del magister equitum Marco Minucio Rufo che doveva seguire i movimenti di Annibale. I Numidi aggredivano le fattorie, attaccando e ritirandosi continuamente, devastando le campagne degli alleati romani. Lo zelante ufficiale, per proteggere gli alleati, si gettò in un avventato attacco alla cavalleria numida. Era quello il modo con cui i Numidi facevano uscire allo scoperto le forze nemiche. Così Mancinus impossibilitato a sconfiggere i Numidi venne inseguito per oltre cinque miglia prima di realizzare che non aveva più scampo, bersagliato dai Numidi che poi fuggivano continuamente. Egli tentò un ultimo contrattacco, almeno per segnalare la presenza nemica a Quinto Fabio Massimo, prima di essere annientato.



Bibliografia

§  Antonio Sestili, L’equitazione nella Grecia antica. I trattati equestri di Senofonte e i frammenti di Simone, Firenze Atheneum, 2009.

Figurini

Zvezda 8031 (1/72) – Cavalleria Numida.
17 figure a cavallo. Di queste, solo 12 sono state utilizzate per la Cavalleria Numida (in due pose principali, più un figurino che lancia un ordine), le altre 5 figure formeranno la cavalleria iberica.


Le due pose principali per la cavalleria numida, su cavallo grigio e sorcino.

Imbasettamento

Basette della Bandua Wargames 80×40 mm.
Due figure per basetta, per la cavalleria leggera in formazione aperta.