La Numidia corrisponde grossomodo all’attuale Algeria ed
anticamente era compresa tra la Mauretania (circa l’attuale Marocco) ed i
territori controllati da Cartagine, cioè l’attuale Tunisia. Trovandosi nella
sfera di influenza cartaginese, la Numidia fornì per lungo tempo una parte della
sua cavalleria ai Cartaginesi.
Nel
III secolo a.C., la Numidia era divisa in due regni indipendenti, che
corrispondevano ai due grandi gruppi tribali: nella parte orientale i Massili
(più vicini a Cartagine) e nella parte occidentale i Massesili.
All’epoca
della Seconda Guerra Punica, quando cioè le fonti storiche iniziano a
menzionare questa formazione, la tribù dei Massesili, guidata da Siface,
occupava anche la parte orientale della Numidia e militava nelle fila dei suoi
tradizionali alleati Cartaginesi. Guidati dal famoso comandante della
cavalleria cartaginese Maarbale, ottennero i maggiori successi al Ticino, al
Trasimeno ed a Canne. Durante le guerre annibaliche, il leader dei Massili,
Massinissa, decise, per riprendere il controllo della parte orientale, di
schierarsi con il nemico di Cartagine, Roma, secondo lo schema tipicamente
militare de “Il nemico del mio nemico è mio amico”.
La cavalleria numida
Così,
alla fine della Seconda Guerra Punica, i Romani vittoriosi concessero l’intera
Numidia a Massinissa.
Senza morso?
La
cavalleria Numida fu sempre una eccellente cavalleria leggera. Fin da piccoli,
i membri delle tribù numide venivano addestrati a cavalcare senza sella e senza
briglie, ed acquisivano una tale maestria nel cavalcare che spesso in battaglia
uno stesso cavallo veniva montato da due guerrieri.
Come
sia possibile governare il cavallo senza morso ad oggi non è noto; anzi, le
attuali conoscenze sull’equitazione lo ritengono impossibile. L’utilizzo del
morso risulta sufficientemente antico, risalente almeno al X sec. a.C. ed il
primo trattato di equitazione di cui si ha testimonianza ne fa menzione
(Senofonte, Sull’equitazione,
del 350 a.C. circa). Tuttavia, le fonti storiche riportano che i Numidi guidavano
il cavallo senza redini, toccando il cavallo con un bastone, sulla testa tra le
orecchie.
Inoltre,
è possibile condurre i cavalli senza briglie e senza morso, facendo dei nodi
con i peli della criniera e manovrando la bestia infilando in quei nodi le
dita.
Purtroppo,
però, fonti certe sui come i Numidi conducessero i loro cavalli non si hanno.
Armamento ed uso tattico
La
cavalleria Numida era una cavalleria leggera. I cavalieri montavano piccoli e
resistenti cavalli ed erano privi di armature; indossavano esclusivamente delle
tuniche e si proteggevano solo attraverso un piccolo scudo di vimini ricoperto
di pelli. Le loro uniche armi erano rappresentate quasi solo esclusivamente da
alcuni giavellotti.
L’abilità
dei cavalieri numidi si consolidò per meglio assolvere alla loro funzione
originaria, quella di predoni delle carovane di mercanti che attraversavano la
costa mediterranea del Nord Africa; e in questa formazione e con questi scopi
venne arruolata come mercenaria negli eserciti cartaginesi prima e romani poi.
Esperti
nella schermaglia, i cavalieri comparivano improvvisamente, attaccavano rapidi
e poi si dileguavano prima ancora che l’avversario potesse avere il tempo di
organizzare la risposta.
La cavalleria
numida sulle basette. La sabbia utilizzata è del sacro Tevere.
Mobilità,
agilità e velocità erano le loro armi e non certo la potenza dell’attacco;
anzi, negli scontri diretti spesso la cavalleria numida veniva messa in fuga,
come nel 218 a.C. nei pressi del Rodano dove un piccolo reparto di cavalleria
romana guidato da Publio Cornelio Scipione (padre dell’Africano) mise in fuga
un più numeroso contingente di cavalleria numida.
Altrove
invece, l’uso sapiente della mobilità della cavalleria si dimostrò letale per i
Romani. Con manovre diversive e di schermaglia la formazione induceva i nemici
ad azioni avventate, che stanchi di subire passivamente le schermaglie dei
numidi rispondevano alla provocazione. Ciò accadde nel 217 a.C. nella pianura
campana a Mancinus, luogotenente del magister
equitum Marco Minucio Rufo che doveva seguire i movimenti di
Annibale. I Numidi aggredivano le fattorie, attaccando e ritirandosi
continuamente, devastando le campagne degli alleati romani. Lo zelante
ufficiale, per proteggere gli alleati, si gettò in un avventato attacco alla
cavalleria numida. Era quello il modo con cui i Numidi facevano uscire allo
scoperto le forze nemiche. Così Mancinus impossibilitato a sconfiggere i Numidi
venne inseguito per oltre cinque miglia prima di realizzare che non aveva più
scampo, bersagliato dai Numidi che poi fuggivano continuamente. Egli tentò un
ultimo contrattacco, almeno per segnalare la presenza nemica a Quinto Fabio
Massimo, prima di essere annientato.
§ Antonio Sestili, L’equitazione nella Grecia antica. I trattati
equestri di Senofonte e i frammenti di Simone, Firenze Atheneum,
2009.
Figurini
Zvezda
8031 (1/72) – Cavalleria Numida.
17
figure a cavallo. Di queste, solo 12 sono state utilizzate per la Cavalleria
Numida (in due pose principali, più un figurino che lancia un ordine), le altre
5 figure formeranno la cavalleria iberica.
Le due pose
principali per la cavalleria numida, su cavallo grigio e sorcino.
Imbasettamento
Basette
della Bandua Wargames 80×40 mm.
Due figure per basetta, per la cavalleria leggera in formazione aperta.