La caratteristica principale
dell’esercito cartaginese era la sua composizione multietnica, dovuta allo
sviluppo di un ambizioso programma di espansione che valse a Cartagine il
controllo di parte dell’Africa del nord, della Spagna e delle isole maggiori
del Mediterraneo. Le risorse umane che concorsero alla formazione dell’esercito
erano propriamente puniche, alleate e mercenarie. Tale mosaico di forze, si
riflesse tanto nella fanteria quanto nella cavalleria. Quest’ultimo corpo ebbe
un rapido sviluppo durante le guerre puniche, quando il numero degli effettivi
crebbe notevolmente, inglobando le unità di diverse popolazioni ed etnie.
Cavalleria dei Cittadini
La cavalleria dei Cittadini venne
creata sul modello degli Hetairoi, i Compagni del Re macedone.
Sebbene di modesta consistenza
numerica, formava una parte significativa della cavalleria punica ed era
reclutata tra i ranghi della nobiltà, così come nella maggior parte degli eserciti
antichi i nobili militavano tra i ranghi della cavalleria, per via del costo di
mantenimento del cavallo ed il costo per acquistare l’armatura.
Questa era composta da una cotta di
maglie, un elmo bronzeo, gli schinieri, uno scudo piccolo per non essere di
impiccio nelle evoluzioni, una lancia, un giavellotto ed una spada corta.
Pur formato dai nobili, è quasi certo
che questi cavalieri non facessero parte del Battaglione Sacro, che invece
veniva posto al centro dello schieramento e fungeva da guardia personale del
comandante in capo dell’esercito punico.
Pensata come una cavalleria media,
questa era un misto di stato maggiore, di guardia personale del comandante in
capo (e dunque affiancava il Battaglione Sacro in questo compito) e degli
allievi della scuola degli ufficiali. La loro particolarità risiedeva nel fatto
di indossare tanti anelli d’oro per quante campagne nelle quali avessero
servito.
Nel 202 a.C., a Zama, Annibale non
riuscì a raccogliere più di mille cavalieri della Cavalleria Cittadina, e li
posizionò sul suo fianco sinistro, opponendoli ai 2.000 equites di Gaio
Lelio. Alla sua destra Annibale dispose i 2.000 numidi di Tiqueo affinché si
opponessero ai propri connazionali, i 6.000 cavalieri numidi guidati da
Massinissa, passato dalla parte romana. Vista l’inferiorità numerica della
cavalleria, lo scopo delle due ali era solo quello di proteggere i fianchi
della fanteria.
Ma così non fu. La cavalleria dei Cittadini,
disordinata dagli elefanti impazziti ed in fuga per le ferite, venne travolta
dalla cavalleria romano-italica di Lelio, mentre quella di Massinissa mise in
fuga quella di Tiqueo, che morì nella battaglia. Disperse le cavallerie
cartaginesi, quelle romane poterono tornare indietro e prendere i veterani cartaginesi
alle spalle.
Cavalleria libico-fenicia
Sebbene armati come la precedente, la
cavalleria libico-fenicia era un corpo differenziato rispetto alla cavalleria
dei Cittadini, per via della diversa estrazione sociale dei membri. Armati
anch’essi di lunghe picche e spade, per i combattimenti corpo a corpo, e
protetti da armature di lino, dall’elmo, dagli schinieri e da un piccolo scudo
rotondo, venivano utilizzati per neutralizzare le cavallerie avversarie
impegnandole direttamente, oppure affrontando le fanterie meno strutturate,
sorprendendole alle spalle.
Per meglio reggere a lungo i
combattimenti corpo a corpo, anche i cavalli erano dotati di una protezione
frontale, che copriva il collo ed il petto dell’animale. In tal modo, i
cavalieri libico-fenici potevano ingaggiare battaglia e resistere a lungo nella
mischia.
Cavalleria iberica
La cavalleria dei Cittadini e quella
libico-fenicia, seppur bene armate ed addestrate, rappresentavano comunque una
parte minoritaria delle forze di cavalleria dell’esercito cartaginese,
soprattutto durante le guerre annibaliche.
Durante il secondo conflitto punico, gran
parte della cavalleria venne arruolata tra i Celtiberi della Spagna, famosi per
le capacità di effettuare caroselli sul campo.
Cavalleria Celtiberica media
Gli iberici conoscevano a fondo le pratiche dell’equitazione e addestravano i cavalli con grande dedizione. Uno degli esercizi più importanti consisteva nell'addestrare il cavallo ad inginocchiarsi e rimanere fermo e silenzioso per lungo tempo fino ad un determinato del segnale, quando allora si alzavano rapidamente. Questo esercizio era ovviamente funzionale alle tattiche di guerriglia utilizzate dai celtiberi e alle necessità dettate dalle imboscate.
Sebbene la cavalleria celtiberica fosse
paragonabile a quella Numida in termini di velocità e destrezza, la tipologia
di armamento in dotazione fece sì che venisse utilizzata come cavalleria media,
per impegnare il nemico nella mischia, attaccandolo sui fianchi e rompendone i
ranghi.
A volte portavano in sella anche un
giovane armato di falcata e di caetra che, una volta iniziata la
mischia, scendeva di sella e combatteva a piedi.
Cavalleria leggera caltiberica che monta cavalli ispanici dal manto falbo
L’armamento dei cavalieri iberici era
molto simile a quello degli scutari. Protetti da un elmo, una cotta di
maglie e dagli schinieri, erano armati di una lancia con una punta metallica
lunga dai trenta ai sessanta centimetri, che veniva incastonata nell’asta, e da
una falcata. L’unica differenza sostanziale con gli scutari era data dal
piccolo scudo rotondo, la caetra (quello utilizzato dai caetrati),
e non da quello ovale. La difesa del cavallo, invece, si riduceva ad una lastra
metallica posta sulla fronte.
I cavalieri iberici usavano le briglie
ed il morso, una barra di ferro a forma di falce luna, mentre non era diffuso
l’uso della sella. Anche se in alcune raffigurazioni vengono rappresentati con
delle selle di tipo ellenico, era molto più diffuso l’uso di una stretta
coperta sul dorso del cavallo. Viceversa, vi sono testimonianze archeologiche
dell’uso della ferratura. Anzi, poiché i più antichi rinvenimenti dei ferri di
cavallo sono avvenuti nei tumuli rinvenuti nel centro della penisola Iberica,
questo porta a supporre che furono proprio i Celtiberi ad introdurre l’uso
della ferratura.
L’intera cavalleria celtiberica
Durante le guerre annibaliche, i Celti
fornirono numerosi guerrieri al generale cartaginese. Come spesso accade nella
storia dei Celti, anche in questo caso non è chiaro a quale titolo i guerrieri
Celti fossero entrati nell’esercito cartaginese. La prima evidenza è che
fossero stati assoldati da Annibale come mercenari: fatto normale per i
Cartaginesi reclutare mercenari e per i Celti essere assoldati.
Non va però
dimenticato che la seconda guerra Punica si svolse nel bel mezzo delle guerre
galliche. Già da qualche decennio i Romani stavano avanzando fin dentro ai
territori gallici e la partecipazione dei Celti nelle guerre di Annibale
potrebbe essere dovuto all’ultimo tentativo dei Celti di riconquistare la propria
libertà.
Cavalleria leggera celtica
Qualunque sia il motivo per cui i
Celti combatterono tra le file Cartaginesi, le loro cavallerie rappresentarono
una parte cospicua delle truppe montate di Annibale.
La cavalleria Numida fu una eccellente
cavalleria leggera, forse la migliore del mondo antico. I cavalieri montavano i
piccoli ma agili e veloci cavalli arabi, abituati al clima rigido delle
montagne a nord del Sahara. I cavalieri non indossavano armature ma solo dei
chitoni e si proteggevano con un piccolo scudo di vimini ricoperto di pelli. Le
loro armi erano quasi esclusivamente i giavellotti. I cavalieri cavalcavano
senza sella, briglie e morso.
Cavalleria numida
Esperti nella schermaglia, i cavalieri
comparivano improvvisamente, attaccavano rapidi e poi si dileguavano prima ancora
che l’avversario potesse avere il tempo di organizzare la risposta. Mobilità,
agilità e velocità erano le loro armi vincenti. Con manovre diversive e di
schermaglia la formazione induceva i nemici ad azioni avventate, che stanchi di
subire passivamente le schermaglie dei numidi rispondevano alla provocazione.
Ciò accadde nel 217 a.C. quando i cavalieri numidi costrinsero i romani ad
attaccarli, ma scapparono al loro sopraggiungere. Poi, i Numidi iniziarono a
bersagliarli con i dardi evitando costantemente il contatto, fino ad
annientarli.
·
Terence Wise, Armies of the
Carthaginian Wars 265-146 BC, (collana Men at Arms, 121). Osprey
Publishing, Oxford 1982.
Figurini
§ Hät 8056 (1/72) – Carthaginian Command
and Cavalry; 12 cavalieri.
§ Zvezda 8031 (1/72) - Cavalleria numida -
5 cavalieri non inseriti nella cavalleria numida propriamente costruita, che
vanno a formare due basette.
Imbasettamento
- 3 basette (80×40 mm della Bandua Wargames) di Cavalleria media cartaginese con cavalli protetti (Hät)
- 1 basetta di Cavalleria media con cavalli non protetti (Hät)
- 1 basetta di Cavalleria media celtiberica (Zvezda)
- 1 basetta di Cavalleria leggera celtiberica (Zvezda)
Cavalleria cartaginese
Sugli scudi sono stati applicate delle decalcomanie della https://www.littlebigmenstudios.com/ specifici dei cartaginesi.