domenica 19 luglio 2020

Cavalleria Cartaginese


La caratteristica principale dell’esercito cartaginese era la sua composizione multietnica, dovuta allo sviluppo di un ambizioso programma di espansione che valse a Cartagine il controllo di parte dell’Africa del nord, della Spagna e delle isole maggiori del Mediterraneo. Le risorse umane che concorsero alla formazione dell’esercito erano propriamente puniche, alleate e mercenarie. Tale mosaico di forze, si riflesse tanto nella fanteria quanto nella cavalleria. Quest’ultimo corpo ebbe un rapido sviluppo durante le guerre puniche, quando il numero degli effettivi crebbe notevolmente, inglobando le unità di diverse popolazioni ed etnie.


Cavalleria dei Cittadini
La cavalleria dei Cittadini venne creata sul modello degli Hetairoi, i Compagni del Re macedone.
Sebbene di modesta consistenza numerica, formava una parte significativa della cavalleria punica ed era reclutata tra i ranghi della nobiltà, così come nella maggior parte degli eserciti antichi i nobili militavano tra i ranghi della cavalleria, per via del costo di mantenimento del cavallo ed il costo per acquistare l’armatura.  


Questa era composta da una cotta di maglie, un elmo bronzeo, gli schinieri, uno scudo piccolo per non essere di impiccio nelle evoluzioni, una lancia, un giavellotto ed una spada corta.
Pur formato dai nobili, è quasi certo che questi cavalieri non facessero parte del Battaglione Sacro, che invece veniva posto al centro dello schieramento e fungeva da guardia personale del comandante in capo dell’esercito punico.


Pensata come una cavalleria media, questa era un misto di stato maggiore, di guardia personale del comandante in capo (e dunque affiancava il Battaglione Sacro in questo compito) e degli allievi della scuola degli ufficiali. La loro particolarità risiedeva nel fatto di indossare tanti anelli d’oro per quante campagne nelle quali avessero servito.
Nel 202 a.C., a Zama, Annibale non riuscì a raccogliere più di mille cavalieri della Cavalleria Cittadina, e li posizionò sul suo fianco sinistro, opponendoli ai 2.000 equites di Gaio Lelio. Alla sua destra Annibale dispose i 2.000 numidi di Tiqueo affinché si opponessero ai propri connazionali, i 6.000 cavalieri numidi guidati da Massinissa, passato dalla parte romana. Vista l’inferiorità numerica della cavalleria, lo scopo delle due ali era solo quello di proteggere i fianchi della fanteria.
Ma così non fu. La cavalleria dei Cittadini, disordinata dagli elefanti impazziti ed in fuga per le ferite, venne travolta dalla cavalleria romano-italica di Lelio, mentre quella di Massinissa mise in fuga quella di Tiqueo, che morì nella battaglia. Disperse le cavallerie cartaginesi, quelle romane poterono tornare indietro e prendere i veterani cartaginesi alle spalle.



Cavalleria libico-fenicia
Sebbene armati come la precedente, la cavalleria libico-fenicia era un corpo differenziato rispetto alla cavalleria dei Cittadini, per via della diversa estrazione sociale dei membri. Armati anch’essi di lunghe picche e spade, per i combattimenti corpo a corpo, e protetti da armature di lino, dall’elmo, dagli schinieri e da un piccolo scudo rotondo, venivano utilizzati per neutralizzare le cavallerie avversarie impegnandole direttamente, oppure affrontando le fanterie meno strutturate, sorprendendole alle spalle.


Per meglio reggere a lungo i combattimenti corpo a corpo, anche i cavalli erano dotati di una protezione frontale, che copriva il collo ed il petto dell’animale. In tal modo, i cavalieri libico-fenici potevano ingaggiare battaglia e resistere a lungo nella mischia.

Cavalleria iberica
La cavalleria dei Cittadini e quella libico-fenicia, seppur bene armate ed addestrate, rappresentavano comunque una parte minoritaria delle forze di cavalleria dell’esercito cartaginese, soprattutto durante le guerre annibaliche.
Durante il secondo conflitto punico, gran parte della cavalleria venne arruolata tra i Celtiberi della Spagna, famosi per le capacità di effettuare caroselli sul campo.

Cavalleria Celtiberica media

Gli iberici conoscevano a fondo le pratiche dell’equitazione e addestravano i cavalli con grande dedizione. Uno degli esercizi più importanti consisteva nell'addestrare il cavallo ad inginocchiarsi e rimanere fermo e silenzioso per lungo tempo fino ad un determinato del segnale, quando allora si alzavano rapidamente. Questo esercizio era ovviamente funzionale alle tattiche di guerriglia utilizzate dai celtiberi e alle necessità dettate dalle imboscate.
Sebbene la cavalleria celtiberica fosse paragonabile a quella Numida in termini di velocità e destrezza, la tipologia di armamento in dotazione fece sì che venisse utilizzata come cavalleria media, per impegnare il nemico nella mischia, attaccandolo sui fianchi e rompendone i ranghi.
A volte portavano in sella anche un giovane armato di falcata e di caetra che, una volta iniziata la mischia, scendeva di sella e combatteva a piedi.

Cavalleria leggera caltiberica che monta cavalli ispanici dal manto falbo

L’armamento dei cavalieri iberici era molto simile a quello degli scutari. Protetti da un elmo, una cotta di maglie e dagli schinieri, erano armati di una lancia con una punta metallica lunga dai trenta ai sessanta centimetri, che veniva incastonata nell’asta, e da una falcata. L’unica differenza sostanziale con gli scutari era data dal piccolo scudo rotondo, la caetra (quello utilizzato dai caetrati), e non da quello ovale. La difesa del cavallo, invece, si riduceva ad una lastra metallica posta sulla fronte.
I cavalieri iberici usavano le briglie ed il morso, una barra di ferro a forma di falce luna, mentre non era diffuso l’uso della sella. Anche se in alcune raffigurazioni vengono rappresentati con delle selle di tipo ellenico, era molto più diffuso l’uso di una stretta coperta sul dorso del cavallo. Viceversa, vi sono testimonianze archeologiche dell’uso della ferratura. Anzi, poiché i più antichi rinvenimenti dei ferri di cavallo sono avvenuti nei tumuli rinvenuti nel centro della penisola Iberica, questo porta a supporre che furono proprio i Celtiberi ad introdurre l’uso della ferratura.

L’intera cavalleria celtiberica

Durante le guerre annibaliche, i Celti fornirono numerosi guerrieri al generale cartaginese. Come spesso accade nella storia dei Celti, anche in questo caso non è chiaro a quale titolo i guerrieri Celti fossero entrati nell’esercito cartaginese. La prima evidenza è che fossero stati assoldati da Annibale come mercenari: fatto normale per i Cartaginesi reclutare mercenari e per i Celti essere assoldati. 

Cavalleria leggera celtica

Non va però dimenticato che la seconda guerra Punica si svolse nel bel mezzo delle guerre galliche. Già da qualche decennio i Romani stavano avanzando fin dentro ai territori gallici e la partecipazione dei Celti nelle guerre di Annibale potrebbe essere dovuto all’ultimo tentativo dei Celti di riconquistare la propria libertà.
Qualunque sia il motivo per cui i Celti combatterono tra le file Cartaginesi, le loro cavallerie rappresentarono una parte cospicua delle truppe montate di Annibale.

La cavalleria Numida fu una eccellente cavalleria leggera, forse la migliore del mondo antico. I cavalieri montavano i piccoli ma agili e veloci cavalli arabi, abituati al clima rigido delle montagne a nord del Sahara. I cavalieri non indossavano armature ma solo dei chitoni e si proteggevano con un piccolo scudo di vimini ricoperto di pelli. Le loro armi erano quasi esclusivamente i giavellotti. I cavalieri cavalcavano senza sella, briglie e morso.

Cavalleria numida

Esperti nella schermaglia, i cavalieri comparivano improvvisamente, attaccavano rapidi e poi si dileguavano prima ancora che l’avversario potesse avere il tempo di organizzare la risposta. Mobilità, agilità e velocità erano le loro armi vincenti. Con manovre diversive e di schermaglia la formazione induceva i nemici ad azioni avventate, che stanchi di subire passivamente le schermaglie dei numidi rispondevano alla provocazione. Ciò accadde nel 217 a.C. quando i cavalieri numidi costrinsero i romani ad attaccarli, ma scapparono al loro sopraggiungere. Poi, i Numidi iniziarono a bersagliarli con i dardi evitando costantemente il contatto, fino ad annientarli.

·         Terence Wise, Armies of the Carthaginian Wars 265-146 BC, (collana Men at Arms, 121). Osprey Publishing, Oxford 1982.

Cavalleria dei Cittadini

Figurini
§  Hät 8056 (1/72) – Carthaginian Command and Cavalry; 12 cavalieri.
§  Zvezda 8031 (1/72) - Cavalleria numida - 5 cavalieri non inseriti nella cavalleria numida propriamente costruita, che vanno a formare due basette.

Imbasettamento
  • 3 basette (80×40 mm della Bandua Wargames) di Cavalleria media cartaginese con cavalli protetti (Hät)
  • 1 basetta di Cavalleria media con cavalli non protetti (Hät)
  • 1 basetta di Cavalleria media celtiberica (Zvezda)
  • 1 basetta di Cavalleria leggera celtiberica (Zvezda)
Cavalleria cartaginese

Decalcomanie

Sugli scudi sono stati applicate delle decalcomanie della https://www.littlebigmenstudios.com/ specifici dei cartaginesi.